Franca Schininà e il suo sguardo sul mondo, alla Dante Alighieri di Siracusa.

Incontro fuori dall’ordinario quello che si è tenuto venerdì 11 aprile scorso al Comitato Dante Alighieri di Siracusa, con la fotografa ragusana Franca Schininà che ha raccontato il suo straordinario viaggio umano e professionale. Un viaggio iniziato non giovanissima, dopo 37 anni dedicati ad altro, ma intrapreso con una forza e una passione travolgenti che l’hanno condotta negli angoli più dolorosi e dimenticati del pianeta.

Il suo primo scatto significativo risale al 1983, tra le mura silenziose e spesso dimenticate dei manicomi palermitani. Lì, tra storie di solitudine e dolore, è nato il suo sguardo: uno sguardo che non si è più limitato a osservare, ma ha scelto di raccontare, di denunciare, di dare voce a chi non ne ha.

Da allora, Franca Schininà ha percorso migliaia di chilometri per documentare le esistenze degli “ultimi della terra”: è stata nello Yemen allo scoppio della guerra, a Gaza nel 2009, in Eritrea ed Etiopia, fino allo Zambia e al Madagascar. Non si è fermata alla fotografia: è diventata una vera e propria attivista. In Madagascar ha promosso progetti concreti per la costruzione di pozzi e ospedali, offrendo nuove possibilità di vita alle popolazioni locali e garantendo ai bambini cibo, salute e un futuro.

Durante l’incontro, i presenti hanno potuto ascoltare dalla voce della fotografa le storie dietro ogni immagine, ogni volto, ogni gesto colto dal suo obiettivo. Un racconto che è diventato un invito a guardare il mondo con occhi nuovi, più umani, più consapevoli.

Franca Schininà ha dimostrato che non è mai troppo tardi per seguire la propria vocazione e che la fotografia può essere molto più di un’arte: può diventare uno strumento di cambiamento, un ponte tra mondi lontani.

Nel libro fotografico presentato per l’occasione, “Senza confini”, Franca Schininà sceglie il bianco e il nero, per rendere ancora più viscerale la sua comprensione dell’essere umano, con una qualità fotografica eccellente, che permette, soprattutto nel caso dei bambini, di coglierne l’anima attraverso occhi sgranati su un mondo che non è esattamente paradisiaco, tutt’altro.